Pedali MTB SPD e flat: guida completa alla scelta - Bikeitalia.it

2023-03-01 11:42:06 By : Ms. Echo Guan

Parliamo di un componente spesso ritenuto di secondo piano, quasi futile, ma che andrebbe invece considerato tra i più importanti. Infatti forma, insieme a manubrio e sella, i cinque punti di contatto tra il ciclista e la sua bicicletta.

Nel mondo della mtb si assiste a una sorta di lotta tra gli amanti dei pedali SPD e quelli Flat, tra quelli che “io agganciato alla bicicletta nemmeno se mi pagano” e chi invece “con il piede libero vado a prenderci il pane”. Con questo articolo cercheremo di capire quali sono le tecnologie disponibili, il loro funzionamento, i vantaggi e gli svantaggi e di fare una comparazione tra le proposte. Alla fine di questo articolo, speriamo di riuscire a rispondere all’annoso quesito: SPD o Flat?

Il pedale è costituito da un perno con un’estremità filettata, che va ad avvitarsi sulla pedivella. Sul perno (altresì denominato assale), è inserito il corpo pedale, ovvero il blocco sul quale poggiamo la pianta del piede. Grazie a un gioco di cuscinetti (o di sfere di diametro molto piccolo), il corpo pedale può ruotare liberamente sul perno, permettendo così di mantenere il parallelismo con il terreno in ogni punto descritto dalla circonferenza di pedalata.

L’assale solitamente è in acciaio, anche se esistono versioni più leggere in alluminio, oppure in titanio per i prodotti top di gamma. Il corpo invece può essere costituito di plastica (nei modelli più a buon mercato), oppure in acciaio verniciato o laminato in resina verniciata. Alcuni corpi pedale, i più evoluti, possono essere in fibra di carbonio o in ergal, materiali votati alla leggerezza assoluta.

I pedali per una bicicletta sono apparentemente identici ma si differenziano per la filettatura. Il pedale destro (che si monta sul lato guarnitura ed è identificato con la lettera R) ha una filettatura destrorsa, ovvero si avvita facendola ruotare in senso orario mentre il pedale sinistro (indicato con la lettera L) è sinistrorso, ovvero si avvita facendolo ruotare in senso antiorario. Questo affinché non si allentino durante il funzionamento ma, anzi, vengano mantenuti serrati dall’utilizzo stesso.

Solitamente i pedali si montano con una chiave apposita, denominata chiave per pedali (in inglese pedal wrench), agendo su un particolare intaglio presente all’estremità della filettatura. Alcuni pedali invece presentano un esagono incassato sulla testa del perno, sul quale agirà una vite a brugola (solitamente da 5mm), per permettere l’avvitamento sulla pedivella.

I pedali Flat, che in inglese significa letteralmente “piatto”, sono la tecnologia più conosciuta. Si tratta di un perno sul quale è montato un corpo piatto, senza alcuna possibilità di aggancio, che lascia il piede libero di muoversi e di sollevarsi a piacimento. I pedali Flat si differenziano per l’uso: i più semplici sono di plastica, di solito nera con inserti catarifrangenti sulle spalle, che troviamo sulle bici di bassa gamma. Esistono poi pedali Flat di acciaio rivestito e verniciato, con un’ampia superficie di appoggio e dei pin che servono per offrire grip alla calzatura. Questa tipologia è destinata all’uso freestyle (Bmx e simili) oppure nelle discipline più gravity, come il Freeride, L’Enduro o la DH.

I vantaggi dei pedali Flat sono:

Ovviamente c’è sempre un rovescio della medaglia:

Gli SPD, sinonimo di Shimano Pedaling Dynamics, sono stati progettati dalla casa giapponese Shimano, che li ha lanciati sul mercato nel 1990. La particolarità di questi pedali infatti è che, attraverso l’uso di calzature apposite sulle quali viene montata una tacchetta, si possa agganciare il piede, mantenendolo stabilmente ancorato al pedale. Infatti il corpo pedale è formato da due “forchette“, tenute in posizione da delle molle fissate sul perno stesso. Il compito di queste molle è mantenere in posizione le forchette e far sì che rimangano agganciate sulla tacchetta fissata alla suola della scarpa. Quando posizioniamo la tacchetta sul pedale, le molle permettono alle forchette di aprirsi, lasciando passare la tacchetta, per poi ritornare in posizione e agganciare la parte superiore della tacchetta stessa. Ruotando poi il tallone all’infuori, la particolare conformazione della tacchetta permette di spostare le forchette, rendendo possibile lo sgancio. Infatti molto spesso, al posto di SPD, sentirete parlare di questo tipo di pedale come “automatico” o “a sgancio rapido”.

Dopo oltre 30 anni dal loro lancio, gli SPD sono ormai una tecnologia consolidata, che è entrata a far parte dello standard sulle mtb (e non solo) di un certo livello. L’innovazione portata avanti da Shimano ha fatto sì che i professionisti utilizzino tutti gli SPD (a parte eccezioni come il downhill e il freeride, dove i piedi devono essere liberi), poiché offrono un feeling unico con la bicicletta. Sul mercato si trovano molte proposte, da quelle più semplici ed economiche, a quelle più evolute, dove si utilizzano materiali all’avanguardia alla ricerca dell’estrema leggerezza e della performance.

Per godere al meglio di questa tecnologia, bisogna innanzitutto dotarsi di calzature dedicate e superare l’idea di “pericolo” che si può percepire sulle prime. Infatti, quando si passa da pedali flat a pedali SPD, si può avvertire un senso d’insicurezza derivante dalla consapevolezza di non poter sollevare i piedi dai pedali.

In realtà una volta appresa la tecnica (rotazione del tallone verso l’esterno), lo sgancio diventa facile, veloce e automatico. Inoltre i pedali SPD sono progettati per lavorare solo con un certo angolo di aggancio, quando questo varia (per una caduta, per uno spostamento laterale), i pedali sganciano in automatico. Quella di ginocchia distrutte da cadute con gli SPD sono spesso e volentieri leggende metropolitane. È vero altresì che, dovendo usare calzature dedicate e avendo gli SPD una forma progettata per lavorare con le tacchette, sono difficili da usare con altre calzature e questo può essere un problema per chi volesse usare la mtb con gli SPD anche al di fuori del solo girare sui sentieri. Inoltre, il fango accumulato tra le forchette può creare volume che impedisca lo sgancio o l’aggancio delle tacchette. Infatti può capitare, nelle uscite con molto fango, di doversi fermare e sbattere la suola sul terreno, per liberarla dal troppo fango che ha inglobato la tacchetta, rendendo impossibile l’accoppiamento con il pedale.

Una soluzione interessante può essere quella di dotare la propria mtb con dei pedali ibridi. Questo tipo di componente presenta un assale sul quale è installato un corpo pedale in acciaio, con le facce non speculari. Infatti una faccia presenta le classiche forchette a molle degli SPD, mentre l’altra è piana, come un qualunque pedale flat. Solitamente questi pedali ibridi sono proposti per cicloturismo, poiché danno estrema libertà di scelta, ma sono adatti per essere utilizzati anche con le ruote grasse. Infatti la faccia piana ha il corpo pedale svuotato nella parte interna, per cui si possono usare le scarpe con le tacchette SPD anche sul lato Flat. I pedali ibridi coniugano i vantaggi delle tecnologie SPD con la libertà dei Flat e sono ottimi per cominciare ad approcciare l’aggancio, potendo sempre utilizzare la parte piana fino a che non ci si senta davvero sicuri e si possa girare agganciati.

In questo caso entrano in gioco molteplici fattori, come i materiali utilizzati, i modelli, il marchio. Vale dunque lo stesso discorso che abbiamo fatto per i gruppi trasmissione: bisogna valutare quali siano effettivamente le proprie necessità, esigenze e il budget a disposizione. Non bisogna nemmeno generalizzare o pensare che un pedale Flat sia sicuramente più economico: per esempio un pedale Shimano Saint, pensato per i professionisti della DH, costerà di più di un SPD Deore, che è dedicato agli amatori che stanno iniziando a uscire in mtb.

Gli SPD soffrono l’acqua, la polvere e il fango. Lo sporco infatti s’infila all’interno del corpo, usurando le molle e bloccando le forchette. Quando si procede al lavaggio della bici si dovrà pulire l’interno, spazzolando le molle e spruzzando del lubrificante per migliorarne il funzionamento. La manutenzione è spesso più complicata. I pedali flat richiedono meno manutenzione però a volte possono perdere i pin in acciaio.

Come già detto, gli SPD sono performanti, ma possono risultare scomodi se li si utilizza con scarpe differenti, magari perché usiamo la mtb anche per andare a lavoro. I pedali Flat non hanno questo problema ma solitamente sono più pesanti e ingombranti degli SPD. Inoltre, non so se vi sia mai capitato di perdere l’equilibrio e che il pedale Flat vi sbattesse sulla tibia: una sensazione davvero poco piacevole. A mio parere i pedali ibridi sono quelli più funzionali, che si adattano bene a essere usati sui sentieri ma anche al di fuori di essi, coniugando le elevate prestazioni degli SPD ma anche la facilità di utilizzo dei Flat.

Vediamo ora, in base alla disciplina praticata, quale sia il pedale più indicato.

● Cross-Country: gli SPD sono praticamente l’unica soluzione possibile; ● XC Marathon: gli SPD sono comodi e pratici, poiché nelle marathon bisogna spingere molto e per tanti chilometri e le minime dispersioni di energia garantite da questa tecnologia alla lunga pagano. I pedali ibridi però possono essere una buona alternativa;

● All Mountain: è la disciplina dove più di tutti si assiste alla lota tra “SPDini” e “Flattisti”. Il compromesso giusto sono i pedali Ibridi;

● Enduro: essendo “l’ultima” disciplina davvero pedalata, gli SPD possono sembrare la soluzione migliore ma c’è da considerare il fatto che le PS si svolgono quasi tutte in discesa e ad alta velocità, per cui avere il piede libero permette di gestire meglio l’equilibrio; ● Freeride e DH: qui i flat sono la tecnologia dominante, perché il piede deve essere libero per effettuare salti, drop, manual e altre figure tipiche delle discipline;

Per completare il discorso, diamo un’occhiata anche al resto del mondo delle due ruote a pedali, vedendo di capire quali siano i pedali giusti per ogni occasione. Sono dell’idea che una volta acquisita dimestichezza con gli SPD non si possa più tornare indietro, poiché la sensazione di feeling che si ottiene è impareggiabile. Ovviamente questa è la mia idea, che può essere confutata. Se dovessimo consigliare i pedali giusti per ciascun tipo di ciclista, potremmo fare il seguente distinguo:

∙ Ciclista urbano: di primo acchito si dovrebbero usare i pedali Flat, poiché quando ci si gira in città ci si trova a dover rallentare e fermarsi di continuo, soprattutto se si attraversano strade dense di auto incolonnate. In realtà sapendo utilizzare gli SPD, sganciando con velocità, usare questa tecnologia non influenza minimamente la guida;

Scarica l’ebook gratuito: Guida definitiva al rapporto tra piede e pedale

Se volete imparare a regolare il cambio della bici sotto la supervisione di un istruttore esperto e senza paura di fare danni, dal 2015 Bikeitalia tiene corsi di formazione nella propria scuola di Sesto San Giovanni, la prima scuola di formazione in meccanica ciclistica con una sede fissa. Dalla nostra porta sono passate più di 2600 persone. Per capire se il nostro corso di meccanica base 1 fa per voi, guardate il video:

Nel descrivere i vantaggi dei pedali flat o degl’ibridi, avete trascurato un dettaglio che per me è di notevole importanza. La suola delle scarpe su cui si montano le tacchette SPD permettono il loro montaggio in una rientranza, che una volta scesi dalla bici, permette di camminare normalmente come se si calzasse una scarpa normale. Inoltre considerata anche la minima o nulla differenza di peso tra un spd e un ibrido, non ha senso rinunciare alla possibilità di utilizzare la bici anche “Per andare a prendere il pane” Quindi per me sempre e comunque ibrido, senza se e senza ma!

Letto attentamente il vostro articolo ma io preferisco viaggiare con flat+puntapiedi+cinturini. Sono secondo me la miglior soluzione per mantenere un buon contatto piede-pedale, poter scendere dalla bici e farsi una passeggiata con le scarpe che uno trova più comode e, non ultimo, non essere costretti a caricare nelle borse un secondo paio di scarpe. Marco Cristofari

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi il meglio della settimana via mail

Ricevi il meglio della settimana via mail.